Cyber Pan

Il Panismo è una profonda consapevolezza del mondo esterno, soprattutto quello naturale dove la simbiosi fra l’elemento natura e l’uomo si compiono. Il Dio Pan è l’ibrido del mito, una figura mista fra uomo e animale, un cyborg ante litteram che in questa opera è rappresentato in simbiosi con la macchina. È affrontato un tema assai interessante e si indaga come la tecnologia sia diventata una seconda natura dell’uomo, dove l’ibrido corrisponde sempre a una condizione ideale di integrazione fra l’uomo e il suo ambiente.

Ma mentre gli esseri ibridi del mito, come fauni, chimere e arpie vivono in un’arcaica età delle origini, i nuovi ibridi uomomacchina sono al principio di una simbiosi ancora tutta da costruire. Oggi il corpo fisico prosegue senza sosta verso l’integrazione cibernetica, inglobando una crescente quantità di artificiale, consentendo nuovi spazi di conoscenza e scrittura, in cui i significanti della società dominano i cambiamenti.

L’ibrido è detentore di una conoscenza superiore è il solo a poter dare un significato alle nuove realtà che ci aspettano; viviamo un momento cruciale di portata storica, e assisteremo all’invasione dei nostri corpi da parte della tecnologia che li userà come materiale biologico su cui incrociare nuovi codici e istruzioni.

L’uomo fatalmente si prepara ad essere manomesso, riprogrammato e usato non più come organismo ma come componente biologica interfacciabile e quindi strumento conduttore di informazione e comunicazione. Uno scenario enigmatico dove il Cyborg può aspirare all’immortalità soprattutto quella di consumatore da perpetuare all’infinito, secondo i dettami del complesso politico industriale.

Sarà possibile il processo inverso, ossia ci sarà il desiderio di recuperare l’intelletto e l’affettività dopo l’ibridazione, o dovremo contemplare una convivenza fra ricordi umani e file di programmazione, cioè una dolorosa percezione come quella di Frankenstein?