Cybionte

“Come oltre l’individuo esiste una società, così oltre la nostra psiche personale esiste una psiche collettiva, l’inconscio collettivo, che cela parimenti in sé grandi attrattive”.
(Carl Gustav Jung)

L’inarrestabile progresso tecnologico accumula complessità e flussi di informazioni enormi, un sapere ubiquo colossale, fluttuante è cresciuto a dismisura nella rete. In questo scenario ha preso corpo la definizione di Cybionte: un organismo planetario super metaforico concettualizzato da Joel de Rosnay. Il suo nome deriva dalla contrazione dei termini ” cibernetica ” e ” biologia “. È un macro-corpo sociale esternalizzato, una sorta di matrice nutriente prodotta dall’uomo e prodotta in cambio. (Wikipedia)

La rete e il cyberspazio sono l’ambiente dove è nato il cervello complessivo, un mondo virtuale dove gli intelletti collettivi si esprimono costituendo una coscienza semiotica, il Cybionte alimentato da questi flussi compone un pensiero transpersonale anonimo che riconsegna intelligenza alle attività umane e alle grandi funzioni ecologiche ed economiche del pianeta. Se l’artista è colui che anticipa la visione del mondo futuro, la seguente opera interpreta a pieno titolo la teoria del filosofo francese, preconizzante una nuova modalità esistenziale. L’artista rappresenta il Cybionte come encefalo dalle funzioni cerebrali cibernetiche, una mente direttiva tentacolare che tutto intercetta e conserva. La grafica Black&White vettoriale, conturbante per la sua bellezza e per la sua perfezione tecnica, è il risultato dell’unione di clipart e risorse free, recuperate nel web. Enigmatica e simbolica questa opera d’arte, produce effetti destabilizzanti nello spettatore, infrangendo abitudini mentali, collocando segni e simboli in una realtà diversa, scomposta e ricomposta secondo i moduli di un’allucinazione, ma resa ancora più inquietante dalla calma apparente, dall’immobilismo, nonostante la presenza di azione e movimento.

La qualità visiva delle linee e l’organizzazione delle forme ci mostrano simboli e segni, sinapsi e neurocollegamenti che regolano flussi di bit, cloud wireless e luoghi geolacalizzati, mappe e protocolli di scambio, link e flussi peer to peer. Si percepisce un complesso lavoro di ricerca nato nel web, pertanto nel suo DNA c’è la volontà di viaggiare nella rete con fluidità e performance, mantenendo costante visibilità e condivisione. Uno straordinario risultato immaginare il Cybionte con queste sembianze che, oltre ad evocare mondi tecnologici e virtuali, ci suggerisce l’idea di un essere marino intelligente, una sorta di animale vegetale che percepisce anche le particelle infinitesimali del liquido che lo circonda.

L’opera, infine, manifesta quel nuovo fare artistico che Giada Pierallini ha saputo descrivere bene nei suoi recentissimi
studi:
“Nel cyberspazio l’ambiente tecnoculturale emergente innesca lo sviluppo di nuove forme d’arte che ignorano la separazione tra emissione e ricezione, composizione e interpretazione. Questa nuova forma fa sperimentare all’expubblico, altre modalità di comunicazione e creazione, coinvolgendo i destinatari. L’ arte dell’implicazione non costituisce più nessuna opera: fa emergere processi, immette nella crescita e nell’abitazione di un mondo, ci inserisce in un circolo creativo di cui siamo sempre coautori. È un’arte senza firma. Essa potrà mostrare le sue potenzialità solo nel cyberspazio. Gli artisti che battono queste strade potranno essere le teste di ponte della nuova architettura del cyberspazio, che sarà una delle arti maggiori del XXI sec”.