Wi-Rus

L’opera grafica Wi-Rus free zone è un simbolo di allerta, riconoscibile e rassicurante ma con significato ambiguo, ci segnala infatti in modo equivoco uno spazio libero da virus o al contrario un luogo in cui si può contrarre il virus. Un simbolo ambivalente che disorienta e confonde, così come il sistema mediatico alimentando la circolazione spasmodica e incontrollata di notizie, genera la cosiddetta infodemia, in particolare durante i conflitti e le emergenze climatico sanitarie. Notizie autorevoli e chiare sono abilmente evitate, bastano pochi fatti ma mischiati in maniera indistinguibile con ipotesi fumose, voci non confermate e via di questo passo per rendere l’ecosistema dell’informazione malato e nocivo, come una vera epidemia.

Ambiguità, finzione, ipocrisia dunque sono i termini con cui dialoga tutta la comunicazione nei momenti cruciali, i toni della narrazione «da guerra», orchestrati dai media con allarmismo eccessivo confermano che l’infodemia è un pericolo tangibile e concreto.

La comparsa del virus Sars-Cov-2 ha amplificato le fragilità locali e globali, ha catalizzato mutamenti sociali, culturali ed economici, ha messo in discussione il ruolo della scienza rispetto alla società, le informazioni opposte e contrastanti sono responsabili di una paura diffusa e dilagante. La vera domanda è: chi determina l‘infodemia e perché le cosiddette tecniche di debunking, il concetto di inoculazione e le tecniche per amplificare le informazioni non vengono impedite ma al contrario alimentate? Va da sé che la situazione drammatica in cui ci troviamo non è casuale.

È necessario mantenere alto il senso di incertezza, di ansia e angoscia come è sempre accaduto. I media mainstream sono responsabili del caos infodemico che alimentano in modo scientifico, per poi deresponsabilizzarsi incolpando i cittadini di incapacità selettiva nella scelta delle notizie. È altresì ridicolo accettare e che scuole le istituzioni governative e altre parti interessate possano svolgere un ruolo nell’educare il pubblico sull’importanza della verifica delle fonti, del pensiero critico e dell’uso responsabile dei social media e via dicendo, poichè è un chiaro metodo per scaricare la responsabilità sui cittadini. La situazione attuale è drammatica e l’uomo comune non ha gli strumenti per difendersi. Inoltre, sembra difficile intraprendere azioni per migliorare la capacità di affrontare il problema, poiché siamo subordinati al clima di alta tensione che non dipende da noi consumatori finali. Tuttavia, l’educazione mediatica, la promozione delle fonti affidabili e l’uso consapevole della tecnologia possono
contribuire a mitigare gli effetti della disinformazione sulla società, a patto di saperla riconoscere.