Smart Sign

I numeri illuminati e visibili in questa opera sono posti in successione ordinata come sullo schermo di un telefono e le linee sovrapposte colorate sono il simulacro e l’effigie universalmente riconosciuta per aprire le porte di un eden, fatto di benessere e appagamento, un codice semplice e diretto composto da numeri cifrati la cui sequenza segreta dà avvio al più sensazionale e rivoluzionario oggetto creato dall’uomo nel terzo millennio.

Un oggetto alfanumerico che come evidenzia questa grafica utilizza i numeri, poiché veri custodi delle chiavi per accedere al desiderato empireo, numeri che attraverso la tastiera di un display ci permettono di varcare la soglia in termini metafisici con un semplice gesto, un gesto touch che apre le porte del paradiso e attiva il rituale quotidiano, una strisciata leggera sullo schermo a forma di zeta o di croce per accedere alla secod life.

Il gesto quindi è l’inizio, prassi contagiosa che via via si è diffusa con l’utilizzo degli smartphone e dei display touch screen, ed è curioso il fatto che per entrare, per accedere a questo magico mondo virtuale, serva un piccolo gesto rituale, carico di tutta la sua storia umanitaria.

Ecco dunque che afferrare l’oggetto-smartphone è un gesto identitario che dà accesso a un’esperienza espressiva del sé in contatto con l’altro, simile nella postura e nel gesto muscolare-emozionale, compagno di fiducia nel sentire tattile corporeo, per cui la mano, le dita e il corpo sono prossimità della coscienza e diventano intermediari tra sé e gli altri, un’assonanza di comportamenti rassicuranti e necessari per favorire un’identità di regole, consuetudini e riti.

Il rito è infatti una componente intrinseca all’uomo, nello specifico a quella dimensione alta ed altra a cui l’uomo tende, ovvero la sfera del sacro, alla cui origine sconfina e si contamina con il mito. Il rituale acquisisce gradualmente una qualità identitaria, diventa fatto reale e normativo per tutti i partecipanti.

Per quanto il gesto rituale come fatto estetico di massa sia diffuso e acquisito, avrà però la vita sempre più breve e molto presto la tecnologia sostituirà il volteggiare delle dita con i movimenti degli occhi, poichè in un prossimo futuro le pupille ci fisseranno senza vederci, in un nuovo gioco di sguardi ambiguo e conturbante, catturati da una realtà altra che ci trapassa.