Bitphilia

Nei miti della religione greca, gli Iperborei erano un popolo che viveva in una terra situata a nord della Grecia. Questo luogo era perfetto, illuminato dal sole per sei mesi all’anno, dove tutti vivevano in armonia. La natura con i suoi ritmi era al centro di tutto e l’armonia delle relazioni rendeva l’uomo sereno e appagato. Un mito certamente affascinante che ha rappresentato per l’uomo dell’Ottocento l’equilibrio esistenziale perfetto.

Occorre infatti riconoscere che gli esseri umani sono biologicamente predisposti a cercare il contatto con le forme naturali e la biofilia ne studia le connessioni attraverso un complesso di regole di apprendimento filogeneticamente adattive, asserendo che abbiamo bisogno del contatto con la natura e con la complessa geometria delle forme naturali, tanto quanto il nostro metabolismo necessita di elementi nutritivi e di ossigeno.

Ripercorrendo il mito del luogo ideale, si è sollecitati a immaginarne la fine, quantomeno a rappresentare il seme del cambiamento: un luogo ancora apparentemente incantevole e perfetto, un giardino dell’Eden dove l’uomo è ancora al centro della scena ma distaccato e altrove, rapito da surrogati virtuali.

Ѐ in atto un’attrazione irresistibile per una realtà non fisica ma dal grande potere di fascinazione, un richiamo seducente che distrae molti di noi dal mondo ideale pensato dai nostri avi, un flusso potente e inarrestabile che trasforma le radici della nostra esistenza.

Questo passaggio dalla Biofilia alla Bitphilia ha intrinseca una rappresentazione di morte e rinascita. L’uomo fatica a mantenersi nell’unica dimensione umana, è insofferente verso la reiterazione dei rituali sociali e storici, al contempo è sempre più attratto dalla realtà virtuale, a tal punto che la stessa fisicità del corpo rischia di essere percepita come zavorra, come un ammasso di liquidi intubati e carcassa inutile.

Che si stia profilando una nuova modalità dell’essere? Ѐ un processo di ascesi globale che si va via via rivelando? L’uomo non può essere rappresentato in sintonia con una natura finta e idealizza dalla quale rifugge, egli è alla ricerca di altro, di un passaggio evolutivo che lo porti verso nuovi piani esistenziali, contemplando anche paradossalmente di retrocedere ad una natura antica e incontaminata