Digito Ergo Cogito

Schioccare le dita di fronte alla tastiera è un rito che anticipa un senso di conquista e di onnipotenza sconosciuto e mai sentito prima, un atto simbolico propiziatorio e consapevole che spalanca le porte della rete e ci autorizza ad “arare” il web sicuri e indisturbati. In questo modo spesso entriamo in Internet e affrontiamo la navigazione, utilizzando le mani, le dita e i polpastrelli come reali interruttori fra noi e il web, un luogo extrasensoriale dove noi, un poco primitivi, affiniamo le abilità acquisite dai nostri organi tattili, veri strumenti di potere, davanti alle superfici dei tablet e degli smartphone.

E poiché siamo circondati dagli schermi, già da tempo è visibile ovunque un gesticolare curioso ed eccentrico, le dita scivolano sugli schermi, con gesti naturali, orchestrando disegni e parole, le tavolette iper-tecnologiche diventano prolungamenti dei nostri arti, il tocco è la rivoluzione assoluta e simbolica, il dito indice diventa un aggregatore di realtà con la funzione selettiva dei contenuti presenti in rete.

Stiamo assistendo ad un graduale passaggio dal Cogito ergo sum ad una sorta di Digito ergo cogito, magnifica allegoria di un cambiamento del linguaggio e della società, le nostre mani ancora una volta sono il raccordo per un mondo iper connesso, attivato da un contatto (il touch) che ci rende soggetti pensanti.

La tecnologia mobile, cui affidiamo importanti compiti di relazione, lavoro e comunicazione, passa ancora dalle mani, le mani non stanno mai ferme, sono la parte più intelligente del nostro corpo, come la storia della Umanità ci racconta a partire dall’homo habilis; da sempre le nostre mani hanno migliorato il cervello e anche oggi nella più avanzata tecnologia sono al centro del nostro corpo, ancora in grado di aiutare il nostro cervello a cambiare.

In questa opera le mani sono parte integrante del cervello, propaggini dotate di materia grigia autonoma che l’illustrazione ci mostra come lobi aggiunti incorporati nell’encefalo. Quindi un cervello guidato dalle mani che assimila una nuova gestualità, oggi necessaria per interagire con il web, mani
dunque che hanno imparato a toccare un piccolo schermo come se avesse una sua corporeità, sensibile alla pressione e al calore.

La mano orchestra le dita, in una danza magica e leggiadra, un gesto sui social e via subito appaiono notizie, un polpastrello sfiora un’icona e invia un consenso, un’armonia di automatismi del touch che edificano le invisibili pareti del web, un non luogo dove incontrare sguardi, suoni, sussurri, coordinati da una mano, la stessa mano forte, rozza e intelligente che un tempo ci consentiva di penzolare da un ramo, oggi ci dona nuove forme di abilità