F-icona

Opera dissacrante e ironica F-Icona nasce da un gioco di parole che ne visualizza il significato, essa raffigura un’ icona sacra bizantina dipinta su tavola, al cui centro compare sfacciata una vagina, trattenuta e protetta da una riza in metallo. Per la sua naturale attrattiva, la figa gode infatti di un’ attenzione centrale, celebrata in un passato recente da Gustave Courbet (L’origine du monde), da Marcel Duchamp (Feulle de vigne femelle, 1950) e in teatro da Eve Ensler (I monologhi della vagina). Qui si replica l’interesse per il frutto del fico e se ne indaga l’ancestrale potere evocativo quale porta della vita, e misterioso oggetto del desiderio. Oggi la figa è a portata di un click e la sua immagine si moltiplica online all’infinito, la sua ripetuta e cronica esposizione rafforza il mistero e moltiplica le paure ad essa legate. In questa opera è evidente la tensione narrativa, la paura, l’ansia e l’inquietudine di un mostro rosa dalle sembianze invitanti, tenuto a bada da catene e serrature per impedirne l’incursione negli incubi degli uomini.

Almeno di quelli che vivono col terrore della fonte di piacere più popolare del mondo. Di fatto, la vagina riveste questa duplice valenza, di attrazione e repulsione, in una società dove il richiamo alla sfera femminile e sessuale è costante e pensiero tacitamente condiviso. Eppure, la vagina che spaventa esiste e si rafforza, come attesta questa rappresentazione grafica che imprigiona la fica nel metallo, evocando il mito della vagina dentata, noto in psicanalisi, e ricomparsa nella guerra in Vietnam dove le donne Vietcong nascondevano nella loro intimità dei cocci di vetro contro le intenzioni disdicevoli del nemico. Ecco, tutto questo è rimasto nell’immaginario maschile comune, una fobia che ci fa percepire la figura della donna come seduttrice e pericolosa, come un vampiro spaventoso che può togliere l’energia psicologica, un tema di grande interesse, raffigurato in questa opera in modo esemplare.

Questa analisi ci propone una riflessione sul rapporto con l’altro sesso in un’epoca virtuale in cui le distanze e l’assenza del contatto fisico cristallizzano i rapporti, modificando radicalmente le abitudini sessuali. Nei fatti digitiamo rinchiusi in un mondo virtuale alla ricerca di un traguardo in tempi ristretti e senza affettività apparente, pratichiamo il sexting, (scambio di messaggi dal contenuto sessuale tramite cellulari e social network) in multitasking, cioè digitando al cellulare, mangiando e giocando a un videogioco, per cui il piacere di concentrarsi su un’unica cosa svanisce
e in questa logica la fica perde la sua centralità.

Certo, è ancora un’icona ma può diventare un’icona intesa come piccola immagine sul desktop il cui scopo è attivare un programma, mito del passato, un tempo capace di polarizzare le aspirazioni di un popolo elevandosi a simbolo privilegiato e trascendente. Sempre più lontana dal mondo virtuale, travolta dalle forti emozioni di una realtà aumentata, la figa è forse per la prima volta nella storia in forte declino.