Kultivar

“Cultivar è il termine col quale in agronomia s’intende una varietà di pianta coltivata, ottenuta con il miglioramento genetico, che riassume un insieme di specifici caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e merceologici di particolare interesse e trasmissibili con la propagazione, sia per seme sia per parti di pianta.

Da un punto di vista pratico il cultivar sarebbe analogo alla razza di una specie animale realizzata con la domesticazione e la selezione”. (Wikipedia) Da tempo l’uomo si interessa di ibridazione animale e vegetale incrociando e combinando genotipi nel tentativo di stabilizzare i caratteri principali dell’ibrido affinché questi passino alle generazioni successive, possiamo ricordare i muli e i bardotti, incroci tra cavalli e asini e il coquart, ibrido tra fagiano e gallina, oltre a numerosi esempi fra i vegetali. Trasformare la natura al proprio volere è pratica diffusa e coerente da molti decenni, fino alle produzioni transgeniche attuali adeguate alle esigenze della nostra civiltà dei consumi.

Il progetto Kultivar è una provocazione visionaria che ci porta oltre le radicazioni e gli innesti tradizionali, esaltando il desiderio di piegare la natura al nostro volere, ci indica la possibilità concreta di un futuro artificiale radioso dove piante di plastica in grado di svolgere la fotosintesi clorofilliana abiteranno la nostra geografia.

Kultivar ipotizza un ipervegetale, risultato di una sorta di esaltazione della tecnologia, vista come strumento di liberazione e salvezza dell’uomo dalla sua condizione di asservimento alle bizze di una natura ostile e indifferente. Un’opera celebrativa di un transumanesimo in atto da tempo che reclama di riprogettare radicalmente su base tecnologica l’essere umano e il suo ambiente, e richiede la nostra fiducia incondizionata e senza limiti, così come la concediamo rapidamente alle fake news, che condividiamo senza neanche più chiederci se siano vere o false, perché riponiamo fiducia nelle piattaforme.

Kultivar proclama che c’è una sola salvezza per il genere umano e non è politica o filosofica, ma tecnologica, solo la tecnologia consentirà all’uomo di sfruttare in modo intelligente le ultime risorse del pianeta, un’opera manifesto alla fiducia che tutto il genere umano deve alla scienza tecnologica. Ecco che l’artista cortocircuita i processi e provoca lo spettatore immaginando un’opportunità tecnologica ora improbabile ma verosimile e, oltre alla cieca aspettativa nel progresso, lascia aperta la porta all’illegalità e all’improvvisazione, necessarie all’esistenza come l’ossigeno (il progetto prevede piantumazioni massicce abusive in parchi e giardini pubblici) e come via di fuga al controllo. Dunque plastica che germoglierà altra plastica e cosi il mondo vegetale si trasformerà e i processi vitali più efficienti miglioreranno il pianeta, l’erba di plastica diventerà naturale e un bio-chip trasformerà la plastica dei mari in alghe vegetali sintetiche che purificheranno le acque così che di plastica non soffocheremo ma ci salveremo.