Smart Identity

Un tempo le forze dell’ordine conoscevano la nostra identità, conservata in uno schedario nella caserma di competenza, fatto che tranquillizzava e in qualche modo ci faceva sentire protetti da coloro che erano gli unici custodi e depositari delle nostre vicende private.

Una condizione del secolo scorso, cancellata da una tecnologia che ha permesso la raccolta e la costruzione del nostro vissuto con controlli e monitoraggi sistematici generati dalle tecnologie connesse.

L’impronta digitale raffigurata in questa opera è il semplice logotipo che sintetizza la nostra condizione di spiati, un pollice metaforico con l’indirizzo IP connesso a noi e alla rete in modo inequivocabile attraverso il quale passano centinaia di informazioni che arricchiscono e completano il nostro profilo comportamentale e psicologico. Siamo dunque spiati e rassegnati poiché la privacy è un concetto ormai astratto, cancellata dalla sicurezza nazionale da tutelare a ogni costo, e oltretutto viviamo un paradosso ostentato, cioè confessiamo e condividiamo aspetti della nostra vita online e contemporaneamente cerchiamo di cancellarne le tracce.

Creduloni e ingenui siamo spie e confidenti di noi stessi, informando il sistema di dove ci troviamo e con chi siamo, quali sono i nostri gusti, le nostre abitudini, le preferenze politiche, e anche i nostri desideri, insomma confessiamo tutto ai Big Data e ai giganti del web che non sono gli schedari cartacei di un maresciallo ma entità astratte inafferrabili disposte a cedere ciò che sanno di noi a chiunque paghi.

Nella realtà di oggi l’ascolto delle vite degli altri è continuo e sistematico, insieme a noi ci sono miliardi di persone sotto controllo e mezzi molto potenti e sofisticati sono all’opera per intercettare e immagazzinare tutte le informazioni che passano per Internet.

Piccoli e inermi partecipiamo a un flusso di informazioni apparentemente fuori controllo, una debolezza dell’uomo o meglio una resa a un sistema assolutista e dittatoriale che si autocandida al controllo totale e assoluto, intanto a noi non resta che offrirci volontari e immolarci in nome della net economy in barba alla privacy e alla deriva delle grandi multinazionali del web, che controllano ormai le informazioni dell’intero pianeta, comprese anche quelle del maresciallo.