St-Art

Questa opera grafica segnala in modo metaforico un tratto di strada da affrontare con attenzione non ai dossi o agli animali ma ai videogiochi, una provocazione per segnalare l’esistenza di una nuova arte e chiedere la nostra attenzione per indicarci la sua rilevanza culturale. Un messaggio declinato con una grammatica digitale fatta di pixel, usati come simbolo dei videogiochi, con la sottostante dicitura start, appunto inizio. L’esordio dei videogiochi infatti è avvenuto decenni fa, subito in forma rudimentale ma via via sempre più complessa e articolata, diventando oggi l’evoluzione naturale del linguaggio cinematografico al quale si aggiunge la componente dell’interazione.

Finalmente lo spettatore-interprete decide cosa fa il protagonista delle storie, interviene e modifica le caratteristiche comportamentali dei personaggi, sceglie le azioni e le strategie che agiscono in universi illimitati nei quali il giocatore è assoluto protagonista.

Una forma spettacolare ludica mai raggiunta prima, dove il gamer riceve riconoscenza e valore determinati dalle sue abilità, senza filtri e mediatori; i mondi in cui si muove non hanno nulla di idiota, al contrario richiedono attitudini e competenza come nella vita reale, potremmo pertanto definirli habitat virtuali dove il videogiocatore è protagonista assoluto.

Permettono di mostrare mondi fantastici che possono sfuggire alle leggi della natura con una capacità espressiva straordinariamente potente e virtualmente infinita, sono la nostra più avanzata frontiera e il nostro affascinante futuro. Possiamo parlare di rappresentazione virtuale che ha superato le tradizionali figurazioni, dando avvio ad una nuova morfologia dialettica che offre ai videogiocatori nuove esperienze, come l’appropriazione tattile in relazione all’ambiente percepito, e la creazione del proprio Avatar.

Dunque, nuovi spazi sensoriali potenti e visionari dove il giocatore protagonista partecipa stupefatto alla narrazione di cui lui stesso è componente attiva, merito dei molti programmatori/creativi e ingegneri di mondi che fra non molto verranno acclamati come artisti in senso stretto.

Nonostante ciò, qualcuno si ostina ancora a parlare di possibile artisticità del videogioco, piuttosto è corretto capovolgere la questione chiedendosi non se il videogioco possa farsi arte ma se sia l’arte a potersi fare videogioco. Questione della quale è facile prevederne la risposta, poiché l’individuo ha sempre cercato stupore e sogno nell’arte e l’uomo ludico del terzo millennio richiede sensazioni ed emozioni adeguate che solo gli habitat digitali possono restituire.